Domenica 23 febbraio 2003, tempo bello. Partiamo dal maneggio "Mezzaluna" di Malchina, frazione di Sistiana, accanto all'agriturismo omonimo. Percorriamo per poche centinaia di metri la strada asfaltata per Ceroglie e poi giriamo subito a destra in leggera discesa. E' una bella stradina di terra che corre con qualche saliscendi tra i muretti a secco, coperti di edere e muschi, che delimitano i campi e le piccole vigne; a un bivio andiamo a sinistra in piano e seguiamo una traccia tra i ginepri, tra una dolina a destra e uno stagno prosciugato a sinistra.
Oltre un cancelletto di legno ci troviamo su una nuova stradina: andiamo a sinistra e in breve (500 metri) arriviamo al paese di Ceroglie in prossimità della chiesa. All'improvviso la campana inizia a squillare con energia spaventando i cavalli. Odore di fuoco di legna, belle case dai colori tenui: celestino, giallino, beige, rosa, rosso spento, tutte orientate verso sud per fronteggiare la bora; i portoni hanno architravi in pietra, scolpiti con i motivi caratteristici: soli, spirali, corolle di fiori, simboli sacri. Andiamo in fondo al paese, dove la strada si biforca, e imbocchiamo il ramo di destra, in prossimità di una azienda agricola. Anche questa è una bellissima stradina bianca che dobbiamo seguire lungamente evitando tutti i bivi secondari: è forte la sensazione di muoversi in un labirinto. Si tratta del sentiero n.8 che porta fino giù a Duino.
Ogni tanto c'è qualche appezzamento di pascolo più grande, con sui bordi piante di roverella e di ginepro, ai cui piedi crescono il pungitopo e l'asparago selvatico (che il nostro cavallo sardo, Terek, si pappa con evidente goduria e nostra meraviglia). Dalle foglie secche spuntano i fiori viola dei crocus. Arriviamo all'incrocio con una stretta strada asfaltata. Un cartello consunto dalla ruggine indica dritti per Duino/Devin. Stiamo girando intorno al cocuzzolo indicato sulla carta con la quota 284. Oltre il bivio a sinistra che scende a Visogliano, entriamo nella pineta. Già da un po' si vede il mare che brilla davanti a noi.
Eccoci a un trivio: a destra si sale alle case Coisce, la strada più bassa entra nel fondo della grande dolina omonima. Noi continuiamo dritti in leggera discesa (segnale n.8 su un pino) e arriviamo a un grande vigneto con i pali di legno tutti azzurri, dove dobbiamo scendere decisamente; alcuni campi aperti con vista sul mare, poi la strada si restringe, scendiamo ancora fino al casello ferroviario. Qui la strada costeggia verso destra la ferrovia e arriva in breve a un sottopassaggio.
Appena al di là, seguiamo una traccia in discesa a destra che ci porta dritti dritti alla nostra meta, la grotta G 4204 detta "Mitreo", scoperta nel 1963 da alcuni speleologi e ubicata tra l'autostrada e la ferrovia. Dagli oggetti rinvenuti (frammenti di bassorilievo, resti di vasellame, monete, lucernette, un'ara sacrificale) si dedusse che la grotta era stata usata come tempietto dedicato al dio Mithra, una divinità di origine indoiranica, oggetto di un culto misterico diffuso nell'impero romano a partire dal II secolo a.C. Sono stati ricostruiti i banconi laterali intorno all'altare votivo (un calco - ma dove si troverà l'originale???).
Due stele mostrano il momento culminante del culto: l'uccisione del toro che con il suo sangue feconda la terra. Il luogo è interessante e poco turistico perchè quasi nessuno ne conosce l'esistenza, purtroppo l'inquinamento acustico dovuto all'autostrada sottostante non invita a una sosta prolungata! Al ritorno facciamo una variazione breve ma meritevole: dal quadrivio (20 minuti in salita dal Mitreo) imbocchiamo la strada per le case Coisce, stando sul bordo della grande dolina che da qui appare come una vera e propria valle.
Arrivati alla grande costruzione diroccata (10 min.) andiamo a destra: la strada diventa asfaltata e in 15 minuti arriviamo al bivio con il cartello arrugginito. Passiamo di nuovo per Ceroglie e poi a Malchina ci soffermiamo nella piazza, raccolta e accogliente come un cortile di casa. Una bella chiesa dipinta di giallo è seminascosta da due grandi alberi. Una targa ci ricorda che nel 1944 il paese è stato completamente distrutto dai nazifascisti.
Cartografia: Carta IGM al 50.000 "Grado"