Equidistanze

Ippovia del Monferrato

Alla scoperta del Piemonte

"Le tremule foglie dei pioppi/trascorre una gioia leggera"

Pioppi e dente di leone

Giallo oro, marron rossiccio, bianco, viola: sono stati questi i colori del Monferrato a Pasqua. Innanzitutto i pioppi. Pioppi ovunque, sulle colline e nelle valli, con le loro foglioline appena spuntate che ancora non creano ombra e che sono di quel particolare colore rossiccio che sfuma nel marrone e nel verde chiaro. E poi le viti, naturalmente, a creare il paesaggio delle colline. Strano, per noi friulani, vedere colline senza terrazzamenti, e le piante, da cui verranno poi tirati i tralci, potate a soli trenta centimetri dal suolo, Giallo: il giallo pallido delle primule e quello forte e dorato del dente di leone, che tappezza il terreno nei pioppeti e popola le mezzerie delle numerosissime stradine bianche sul fondovalle (eh sì, perché tutti i paesi se ne stanno appollaiati sulla cima delle colline, e giù ci sono solo i campi). Il viola delle pervinche nei boschi. E infine il bianco dei fiori di ciliegio: sono tantissimi i ciliegi selvatici che in questa stagione spiccano tra la vegetazione delle colline, e quando tira un po' di vento e gli passi vicino i loro petali ti sfarfallano addosso.

Ciliegi come nuvole

Siamo colpiti piacevolmente dal poco traffico che si incontra sulle strade asfaltate: manca quel microtessuto di fabbrichette e capannoni con il loro continuo andirivieni di camion e furgoni che rende talvolta invivibile il nostro Nordest in preda alla sua frenesia produttiva .

Dal punto di vista equestre poi c'è da non credere... alle proprie orecchie, perché i terreni morbidi e sabbiosi e le stradine verdi attutiscono il rumore degli zoccoli e costituiscono un terreno ideale per i cavalli, dove trottare e galoppare sono un indescrivibile piacere. Addio sassi della pianura friulana, addio pietraie della montagna: per una settimana dimenticheremo la vostra onnipresenza alle nostre longitudini e ci potremo godere lunghi percorsi ad andature sostenute.

Ma oltre alle vicissitudini geologiche, chi ha dischiuso al turista a cavallo tanta meraviglia? E' venuto il momento di svelarne il nome e di annoverarlo tra i benefattori della nostra attività: si tratta dell'Associazione Piemontese "Il Cavalcavalli", concretizzata nelle persone fisiche di Diana Riccio, Fabrizio Milla e Armando Mosso. Le loro fatiche, il loro entusiasmo, la loro convinzione hanno reso possibile la concreta realizzazione ( e di che livello!) di quello che per tutti noi è spesso solo un sogno: un lungo percorso da fare a cavallo lontano dal traffico.

Ma lasciamo la parola a Diana che per due anni interi ha dedicato gran parte del suo tempo libero a trasformare il sogno in realtà: "Ho semplicemente realizzato qui, nel mio Monferrato, - dice - quello che avrei desiderato trovare io altrove durante le mie vacanze a cavallo." Basta, tutto qui. Incredibile! E così Diana assieme agli altri si è messa all'opera, ha studiato un itinerario circolare di 230 chilometri che racchiudesse le colline intorno ad Asti, lo ha verificato a cavallo, lo ha integralmente segnalato in bianco e giallo, da sola, portandosi appresso i suoi bravi pentolini di vernice, ha redatto un resoconto dettagliatissimo (quello che lei chiama Road Book), e poi con l'aiuto della Provincia di Asti ha pubblicato una guida, completa di cartine topografiche. Per il momento per sfruttare appieno la segnaletica bisogna percorrere il circuito in senso orario.

Ah, dimenticavo: come se non bastasse, l'anello principale è intersecato da ben otto "traverse" (itinerari trasversali), segnalati anche loro, 150 chilometri che sommati agli altri creano 375 chilometri di meraviglie.

Per quel che riguarda i punti tappa, la guida ne presenta tantissimi, tra maneggi, agriturismi e B&B, consentendo a ciascun cavaliere di costruirsi un percorso su misura, "modulare" come si usa dire oggi. Dal nostro punto di vista qui le informazioni scritte sulla guida si rivelano un po' scarne, e quindi raccomandiamo a chi si accinge a percorrere l'ippovia di informarsi bene prima di partire sui servizi e i prezzi di ciascun punto tappa, perché si tratta di strutture molto differenti tra loro.

Prima tappa. ( C9 km 21 + C10 km 10)

Noi siamo partiti da Quarto d'Asti (punto tappa Cascina Lovera) alle ore 9.00 di giovedì 28 marzo 2002, cominciando così il nostro giro con il tratto C9, salutati dal bel cagnone maremmano Freddie (Mercury). Già ci scaldiamo cuore e zoccoli nel lungo tratto sabbioso del Parco della Rocchetta. Nel pomeriggio, passando per il piccolo centro quasi disabitato di Noche, chiediamo acqua per i cavalli a un uomo intento a seminare patate nel suo campo: il sig. Secondo Giolito molto affabilmente, dopo aver dissetato i cavalli, stappa in nostro onore una bottiglia dell'ottimo Barbera di sua produzione. Cominciamo così a conoscere i piemontesi, e alla fine del viaggio scopriremo che il loro carattere non è poi così dissimile da quello dei friulani.

Incontro piemontese

La sera ci fermiamo all'Agriturismo "La Mussia" che ci colpisce subito favorevolmente per la gentilezza dei titolari. Il prezzo forfettario per la mezza pensione, destinato ai percorritori dell'ippovia, è di 40 Euro a testa. La camera è bella, la cena e la colazione (a buffet, con ogni bendidio) sono ottime. Per i cavalli c'è una sistemazione di fortuna al coperto, perché fa molto freddo e tira un gran ventaccio: organizziamo due poste sotto a un capannone agricolo, con una bella lettiera di paglia, fieno in abbondanza e come companatico farina di orzo e mais.

I nostri equini sono stati benone!

Che colazione, ragazzi!

Seconda tappa, venerdì 29 marzo

Abbiamo percorso C 11, C 12 e una piccola parte di C 13 per raggiungere gli amici Diana e Fabrizio a Tigliole, loro residenza. Il tempo è bello ma fa molto freddo. E' una tappa molto lunga, più di 50 chilometri di saliscendi, ma i terreni ideali e l'ottima segnaletica la rendono piacevole e non troppo faticosa. Solo quando la strada bianca o il sentiero sboccano su una strada asfaltata bisogna fare più attenzione perché può capitare che i segni siano stati rimossi o coperti. Ma un'attenta lettura del Road Book unita alla consultazione della carta topografica riducono al minimo la possibilità di inconvenienti. Per noi friulani è strano non trovare facilmente acqua per abbeverare i cavalli, e così quando passiamo nelle vicinanze di un cimitero (quello di Boglietto, ad esempio) con discrezione riempiamo il nostro secchio pieghevole (dotazione degli alpini).

Dopo il ponte sul Tanaro di San Martino Alfieri comincia secondo noi il tratto più bello della giornata, circa 12 km (corrispondenti grosso modo a C 12 e ai primi 4 km di C 13) quasi sempre in fondovalle, pianeggiante, con la sensazione di essere abbastanza lontani dalla civiltà. Nell'ultimo tratto Fabrizio, appassionato ciclista, ci fa strada con il suo cavallo d'acciaio e ci accompagna al posto tappa fuori ordinanza perché... c'è in serbo per noi una sorpresa, un viaggio nel viaggio, come in una matrioska o in un uovo di Pasqua, per l'appunto. Si tratta del trekking dei Calanchi di cui parleremo a parte.

Terza tappa, martedì 2 aprile.

Riprendiamo l'ippovia da Tigliole. Anche oggi ci attende un posto tappa fuori ordinanza. Saremo ospiti della mamma di Diana a Cortandone, 3 km oltre il punto tappa di C 1 a Cortazzone. Km totali previsti: 29.

Attraversata la statale Asti-Torino entriamo in quella che Diana chiama "la parte Nord" dell'anello, che ci riserverà d'ora in avanti meraviglie su meraviglie. Non che le tappe precedenti fossero brutte, anzi, ma il paesaggio aveva un non so che di duro, di rigido, che si scioglie del tutto e si rasserena da questo momento in poi. Il tempo ci concede giornate soleggiate anche se fredde. Entriamo nel Parco di Valleandona e seguiamo una bella sterrata di cresta, dove ogni angolo invita a una sosta, e al tempo stesso il fondo è così buono che si vorrebbe andare solo al galoppo. Scesi a valle un'altra lunghissima sterrata ci attende con bei posti da pic-nic. Facciamo una deviazione per Cortazzone dove abbeveriamo i cavalli e dissetiamo noi stessi in un negozietto-bar davvero d'altri tempi, gestito da un simpatico signore. A Cortandone la mamma di Diana ci accoglie come figli nella sua bella casa di famiglia arredata con mobili antichi e ci vizia preparando una cena luculliana. I nostri cavalli hanno a disposizione un paddock con tettoia proprio sotto la casa e non vi è soddisfazione più grande che poterli controllare dalla terrazza della stanza da letto.

Quarta tappa, mercoledì 3 aprile.

Percorso C 2 e C 3 per un totale di 39 km.

L'ora legale da poco in vigore rende difficile eseguire la routine mattutina a causa della temperatura vicina allo zero, e fa indugiare tra le lenzuola oppure al tavolo della colazione. La signora Silvana continua a viziarci in modo incredibile: prepara per noi panini con la frittata e altre squisitezze e ci affida addirittura un vasetto di frutta sciroppata da lei preparato. Queste sue attenzioni ci riempiono di gioia ... e per una volta accettiamo anche il vasetto visto che i nostri cavalli sono ben allenati e hanno pochissimo bagaglio da portare, grazie ai lussi per noi inusitati di questo viaggio e dell'ottima organizzazione di Diana.

Anche oggi percorriamo una bellissima vallata disabitata su strada sabbiosa (come si è detto i paesi sono tutti ben allineati sui crinali), nella quale riusciamo tuttavia a perderci perché siamo troppo distratti, cosicché alla fine invece di passare sotto Pangeri passiamo sotto Montafia e per recuperare l'itinerario principale percorriamo un tratto della traversa T 1 . Arriviamo così nell'ampia valle in cui si trova Castelnuovo Don Bosco, che si lascia sulla destra, cominciando a salire sulla collina intensamente coltivata a vigneto e punteggiata di grandi cascine, in cui - anche se non sono le Langhe - è quasi giocoforza immaginare i personaggi di Pavese o di Fenoglio.

Con una stradina incantevole arriviamo all' Abbazia di Vezzolano, che per noi è stata forse il luogo più bello del viaggio. Si tratta di una chiesa romanica che risale al 1095, costruita in cotto e arenaria dai caldi colori rosati. Sia l'esterno che l'interno e il chiostro sono affascinanti e meritano una sosta. Dopo Vezzolano ancora pochi chilometri ci separano dal punto tappa "Agriturismo Il Convento", situato nelle vicinanze di un paese che porta il curioso nome di Aramengo, su cui le supposizioni si sprecano. Nell'antico edificio completamente ristrutturato, sulla cui facciata cresce un enorme glicine, siamo gli unici ospiti e godiamo così (che pacchia) dell'intera attenzione dei titolari, i sigg. Serini.

L'abbazia di Vezzolano

Inutile dire che veniamo ulteriormente viziati dal punto di vista enogastronomico. La mezza pensione ci costa (prezzo speciale per cavalieri) 33 Euro a testa. In questo forfait sono compresi anche i nostri destrieri che se ne stanno su una bella lettiera di paglia, sotto una tettoia con vista davvero panoramica sul paese dirimpetto. Noi a nostra volta li controlliamo anche qui dalla terrazza della nostra stanza.

Aramengo

Quinta tappa, giovedì 4 aprile

Tempo bello, C 4 e c 5, km 38.

Si tratta di una tappa particolarmente varia e movimentata, in cui le pioppete cominciano a farla da padrone. Punti salienti sono Moransengo con il suo castello ma anche la sua vallata, la lunga strada della Valcerrina, il piccolo borgo di Piancerreto, la lunga sterrata di cresta che separa la valle di Odalengo da quella di Castelletto Merli. Come punto tappa siamo stati gli ultimi ospiti (ora il maneggio purtroppo ha chiuso) di Mariangela alla Cascina Tango Felice.

Sesta tappa, venerdì 5 aprile


Tempo bello, C 6 e C 7, km 31.

Da Castelletto Merli scendiamo a San Giuseppe (buon bar con negozietto fornitissimo per fare la scorta) poi ci attende un lungo percorso veloce lungo la ferrovia. Da San Vincenzo in poi la tappa si svolge in collina fino a Grazzano Badoglio, poi si scende di nuovo in fondovalle, e si percorre la val Grana. Queste sterrate di fondovalle sono davvero una gioia galoppabile, ma nello stesso tempo ci si vorrebbe fermare a ogni metro per contemplare il paesaggio. Arriviamo presto al punto tappa di Cascina Valfossato, dove siamo subito oggetto delle effusioni affettuose di un pastore bernese.

Festosa accoglienza

Anche i titolari del B&B ci accolgono molto affabilmente e preparano una buona sistemazione per Sebiba e Terek. Anche per loro, come per tutti gli altri posti tappa, siamo i primi ospiti a cavallo. Cascina Valfossato è un posto straordinariamente curato ed elegante, e questo dapprima ci mette un po' in soggezione. Anche il pernottamento con prima colazione costa 45 Euro per persona, forse un po' caro, ma possiamo assicurare che ne vale davvero la pena.

Settima (mezza) tappa, sabato 6 aprile

C 8 km 24. Per chiudere l'anello ci attende oggi un ulteriore, stupendo percorso di valle e di cresta tra i pioppeti. Di Cascina Lovera diremo solo che vi abbiamo pernottato all'inizio del giro, prima della partenza. All'alba di giovedì 28 un grande fracasso ci sveglia: è caduto dal muro lo specchio del bagno con tutta la sua cornice, eppure non si è rotto nell'impatto con il pavimento. Riteniamo subito il fatto di buon auspicio: infatti non prendiamo per dieci giorni nemmeno una goccia di pioggia.

E per finire, la sorpresa celata nell'uovo di Pasqua, il trekking nel trekking:

TREKKING DEI CALANCHI:

VACANZE IN SELLA PER CONSOLIDARE L'AMICIZIA TRA FRIULI E PIEMONTE

Pasqua piemontese: come il tradizionale uovo di cioccolato, anche le nostre vacanze a cavallo hanno avuto la loro sorpresa: il "Trekking dei calanchi" assieme agli amici del Cavalcavalli. Da tempo avevamo programmato di percorrere l'Ippovia del Monferrato, ma certo non ci aspettavamo che Diana Riccio, infaticabile promotrice e organizzatrice di questa iniziativa, avesse in serbo per noi un viaggio nel viaggio. Ed è così che sabato 30 marzo siamo partiti assieme agli amici del Cavalcavalli alla volta del trekking dei calanchi, un percorso circolare (ideato e collaudato da Diana stessa, che nello scorso autunno lo ha percorso tutto a piedi con un cavallo al basto) nella zona dell'Alto Monferrato in provincia di Alessandria. Per noi friulani è stata l'occasione di scoprire un ulteriore aspetto del territorio piemontese, diverso dalle dolci colline astigiane.

Partita da Voltaggio alle ore 10.30 di sabato, dopo un lauto spuntino a base di pane e salame, la compagnia equestre era composta da: Diana capogruppo su April; Franco e Nilde Taverna; Fabio, Enzo, Pippo, Anna Rosa nonché i sottoscritti Antonietta e Dario, raggiunti nei punti strategici da Fabrizio (marito di Diana) in bicicletta e dal cane Lilu alla sua prima uscita in qualità di mascotte del trek.

Dario e Diana

Sabato il tempo grigio e freddo non ha permesso di apprezzare al meglio il percorso di montagna che ci ha portato a Pian di Castagna e sopra i laghi della Lavagnina, e nel pomeriggio al castello di Aleramo a Casaleggio Borio con un sentierino panoramico e alquanto mozzafiato nel bosco.

Il castello di Aleramo

Il punto tappa serale ci ha visto al maneggio di Sergio e Monica Repetti, che abbiamo coinvolto in una festosa e vorace serata in pizzeria. Qui i due "forestieri" friulani hanno fatto la conoscenza per la prima volta nella loro carriera di viaggiatori con la varietà degli antipasti piemontesi, e con la velocità con cui, appena approdati sulla tavola, spariscono senza lasciar traccia. Fonti accreditate ci dicono che in Piemonte un menù senza antipasti potrebbe anche suscitare, tra gli avventori, una vera e propria... sommossa!

La giornata di Pasqua si preannuncia serena e radiosa. Nella mattinata percorriamo, su terreno ideale, una lunga valle, costeggiando un ruscello in un paesaggio idilliaco punteggiato di primule e pervinche, senza mai incrociare asfalto per oltre tre ore. A mezzogiorno ci fermiamo all'osteria di San Cristoforo, convincendo con gran fatica la cuoca (molto arrabbiata per lo stress pasquale) a prepararci una pastasciutta. Dopo una lunga e speranzosa attesa all'esterno, tra molti alti e bassi e vari bicchieri di vino, finalmente ci vediamo scodellare un bel piatto di penne con il sugo...all'arrabbiata (buone, nonostante tutto).

Nel pomeriggio ci rimettiamo in sella tra prati, campi di orzo verdissimo e boschetti alla volta di Monterotondo, restando sempre in vista dell'imponente forte di Gavi. Serata in allegria alla Villa Pallavicini che ha disponibili delle belle stanze, mentre i nostri cavalli dormono in un maneggio non troppo lontano. Raccomandiamo al simpatico gestore dell'Agriturismo di dotarsi quanto prima di poste (anche smontabili) per accogliere il viaggiatore a cavallo, perché ogni cavaliere sa quanto è bello avere il fido destriero a pochi metri da lui in modo da potergli "rimboccare le coperte" prima di andare a nanna.

Che trekking, ragazzi!

Anche il lunedì di Pasquetta il tempo è splendido e la tappa che ci attende è molto riposante. Saliamo a Carrosio con strade verdi sulle colline, e nel pomeriggio attraversiamo la pineta di Carrosio e con una lunga discesa siamo di nuovo a Voltaggio. Tre giorni di "full immersion" nella natura con una compagnia ideale, allegra nei momenti conviviali ma ordinata negli spostamenti a cavallo. Ringraziamo ancora una volta l'Associazione Cavalcavalli per la perfetta organizzazione e come nota finale ricordiamo che questo trekking è stato anche l'iniziazione alla montagna per Losa, la cavalla di Anna Rosa, abituata solo alla piattezza della pianura vercellese. Tuttavia Losa, che il primo giorno era decisamente perplessa davanti a un mondo fattosi improvvisamente inclinato, ha rimontato in breve lo svantaggio e dopo tre giorni era in perfetta forma e se la cavava bene quanto gli altri! Antonietta Spizzo e Dario Masarotti aprile 2002