Il viaggio dell'estate 2006 nella Slovacchia dell'Est è stata un'esperienza nuova in tutti i sensi, per noi. Infatti a differenza dei viaggi precedenti non siamo partiti da casa a cavallo, ma abbiamo trasportato i nostri fedelissimi quattrozampe per un interminabile tratto (ben 1000 km) con il trailer, fino a raggiungere un piccolo centro ippico (contattato in precedenza) nelle vicinanze di Presov. Da qui avevamo progettato un giro ad anello oppure a otto che ci portasse a toccare tutti i punti più interessanti della Slovacchia orientale, soprattutto la zona a ridosso del confine ucraino sui Carpazi. I motivi per questo radicale cambiamento di stile di viaggio erano da un lato impegni di lavoro che ci impedivano di partire prima del 20 luglio, e dall'altro la curiosità di andare a ficcare il naso in uno dei pochi paesi dell'Est che ancora non conoscevamo e che non saremmo mai riusciti a raggiungere in sella nel poco tempo disponibile.
Ma intanto eccoci a fine luglio 2006, pronti per partire, con la lingua fuori per la calura quasi insopportabile che ormai durava da due mesi. I nostri compagni di viaggio quest'anno sono l'inossidabile Terek (che ha ormai 14 anni) e la sua giovane allieva Kirghisia, figlia della “veterana” Sebiba e giunta già alla tenera età di 5 anni senza aver mai dimostrato le sue qualità da viaggio! Qui si parrà la tua nobilitate, mia cara Kirghisietta, gli ozi di puledra sono finiti, è ora che ti dia da fare! Certo la prima grande impresa (dal punto di vista equino) è sopportare due giorni di viaggio in trailer, sia pure in autostrada e con la guida attentissima di Dario (forse alla fine più stressato dei cavalli stessi) ma con una temperatura semitropicale. Per fortuna possiamo interrompere il viaggio nella frescura austriaca di Tragöss, dove siamo ospitati alla grande dai nostri amici Dagmar, Hannes e Elke che abbiamo conosciuto andando in Polonia nel 2003. Partiti dunque da casa martedì 25 arriviamo alla sera del giorno seguente al nostro “campo base” di Hodkovce nelle vicinanze del famoso castello medievale di Spisski Hrad.
E' un piccolo maneggio di proprietà di Frantisek Hadusovsky e offre anche un confortevolissimo alloggio agrituristico. E' qui che ci riposiamo un giorno dalle fatiche del viaggio, sistemiamo l'attrezzatura e facciamo gli ultimi acquisti per partire in sella l'indomani. Il tempo è sempre bello e caldo e induce a ben sperare che - adesso che ci serve - l'alta pressione resista ancora un po'!
Venerdì 28 luglio partenza da Hodkovce in direzione Nord, l'itinerario, tutto montano, è Dubrava, passo Branisko, Smrekovica, Lipovce (35 km). Cominciamo a conoscere gli ottimi sentieri della Slovacchia, il modo in cui sono segnalati con vari colori e simboli ma soprattutto sperimentiamo (appena partiti) un attacco in forze di tafani in formazione da combattimento nella verde e umida valletta prima di Dubrava. Kirghisia, che è sempre vissuta in quel vero paradiso senza tafani che è Premariacco, è proprio disperata e sembra dirci sbatacchiando la testa: “Ma dove mi avete portato???”
La sera mettiamo la tenda e il recinto elettrico in un bel prato non lontano da una specie di rifugio-alberghetto, la Chata Tatran, ma dobbiamo ben presto accorgerci che a parte la birra non è possibile acquistare nulla e tanto meno fare colazione alla mattina seguente. Quindi cena con tonno in tenda.
Il giorno seguente il nostro itinerario prosegue tra boschi e colline su sentieri ben segnalati. A metà pomeriggio un violentissimo temporale ci costringe a rifugiarci tutti e quattro per quasi un'ora sotto una baracca di lamiera che funge da fermata dell'autobus. La pioggia portata dal vento ci bagna comunque come pulcini e quando smette con l'aiuto di alcuni ragazzi veniamo accolti nell'ex fattoria collettiva di Cervenica, come al solito un enorme agglomerato di costruzioni fatiscenti e semi-abbandonate. Tuttavia possiamo mettere i cavalli e la tenda all'asciutto sotto un enorme tettoia-fienile. Per Kirghisia e Terek il cibo sotto forma di fieno e di avena (ovos) abbonda, non così si può dire per noi che dobbiamo accontentarci di una baguette fortunosamente recuperata in un distributore di benzina (benzinka) un bel po' distante. Grazie comunque a Simon che ci ha prestato una bici per andare fino là e a sua madre che ci ha regalato dei deliziosi pani dolci ancora caldi.
Domenica 30 luglio: piove tutta la mattina, e anche parecchio. Partiamo sul tardi, verso le 10.30, e saliamo a Lutina e Cervena Voda, poi più su sulla montagna, mentre piove e piove, e il sentiero è tutto fango. Poi per fortuna nel primo pomeriggio smette: pranziamo alla Chata Lysa, poi in breve tempo arriviamo alla Chata Cergov, dove la custode Luba, appassionatissima di cavalli, ci accoglie con vero entusiasmo.
Lunedì 31 luglio: con un sole splendente lasciamo l'accogliente Chata e con una bella strada forestale scendiamo nel fondovalle a Hernik e Siba. Verso mezzogiorno attraversiamo il centro storico di Bardejov, capitale della minoranza di lingua russa chiamata russina o rutena.
Poi ci dirigiamo per sentieri nel bosco alla volta del centro termale di Bardejovske Kupele, dal fascino un po' vecchiotto e nostalgico. Oltrepassato questa località di villeggiatura che ha visto senz'altro giorni migliori, salendo lungo il sentiero segnalato in giallo vediamo una graziosa capannetta di legno per escursionisti su un grande prato incolto, in prossimità di una sorgente, e detto fatto decidiamo di accamparci lì. Quando si fa buio sentiamo provenire dal basso le note di un'orchestra che suona ritmi ballabili.
Martedì 1 agosto: ci immettiamo sul sentiero E3 e cominciamo a cavalcare lungo il confine slovacco-polacco restando sempre nel fitto del bosco. Il percorso, anche se è ben segnalato, a tratti non è facile perché le piste forestali sono rovinate da solchi profondissimi lasciati dai trattori e per i cavalli non è affatto agevole percorrerle. Ciò nonostante maciniamo ben 31 km di continui su e giù, La sera ci accampiamo in un prato vicino al piccolissimo paese di Vysna Polianka e facciamo conoscenza con Marta, che gestisce l'unico negozio di alimentari del posto. I suoi due figli sono emigrati uno a Cipro e l'altro in Svezia. Comincia così il leitmotiv umano di questo viaggio: emigrazione e disoccupazione.
Nei giorni seguenti continuiamo a cavalcare sul sentiero E3. A Krajnà Porubka, un altro piccolissimo paese, ci accampiamo sul prato che un contadino ci mette gentilmente a disposizione, albero di mele compreso. A Habura invece ci accampiamo vicino al campo sportivo. Per fortuna c'è un'ampia baracca alle nostre spalle, perché nel cuore della notte comincia a diluviare e possiamo mettere al riparo i cavalli. Quanto a noi, non possiamo certo lamentarci della tenuta della nostra tenda!
Venerdì 4 agosto lasciamo il sentiero E3 per puntare più velocemente a Sud. Lungo la strada diretta incontriamo un centro urbano abbastanza grande, Medzilaborce, la città natale di Andy Warhol (infatti c'è anche un museo dedicato a lui). Qui non solo troviamo abbondante avena da comprare per gli equini e cibarie per noi, ma veniamo anche ripresi e intervistati da una troupe della Tv tedesca MDR che sta girando un documentario sulla Slovacchia meno nota (“Die Slowakei auf Nebenstrassen”, cioè la Slovacchia per strade secondarie). Nel pomeriggio la pioggia riprende e ingannati dal miraggio di un cartellone che promette stanze in una pensione finisce che ci areniamo nello scalcinato paese di Cabalovce. Il titolare dell'unico baretto, il sig. Marjan Kolesar, non avendo una stanza da affittarci ci offre in cambio una vecchia stalla per i cavalli e un garage per noi. La sistemazione non è gran che ma almeno ci ripara dalla pioggia.
Successivamente ci inoltriamo in una zona quasi completamente spopolata non lontana dal confine ucraino. Traffico zero sulle strade, molto più intenso il traffico di cicogne in cielo e sui grandi campi semi-abbandonati. A Pcolinè conosciamo due fratelli, Tomas e Michaela Hornak, rispettivamente di 12 e 10 anni, che ci accudiscono e ci fanno compagnia nel nostro accampamento presso la fonte di acqua minerale solforosa all'altro capo del paese, che ai nostri occhi appare un posto tranquillo.
Domenica 6 agosto: l'idea di accamparsi vicino alla sorgente non è stata geniale perché a tutte le ore del giorno e della notte (anche alle cinque del mattino!) passa gente a riempire taniche e bottiglie del liquido evidentemente assai considerato. Kirghisia come un falchetto – un vero cavallo da guardia! - controlla il perimetro del recinto e segnala gli eventuali movimenti “sospetti” degli attingitori notturni. Tomas e Michaela vengono a salutarci alle sette del mattino e ci portano come ricordo una collanina di legno e una bellissima conchiglia. Abbiamo studiato un itinerario nel bosco che superando una dorsale ci porti direttamente al grande lago di Starina nel parco nazionale Poloniny. Ma il lago in realtà è un bacino di riserva di acqua potabile e non ci si può avvicinare alla riva; nella tarda mattinata ricomincia a piovere e ci rifugiamo sotto una delle tante (provvidenziali) zastavke, cioè fermate dell'autobus. Presi dallo sconforto per tanto maltempo decidiamo di rinunciare al parco Poloniny e di scendere verso una città, Snina, nelle cui vicinanze sappiamo esserci un campeggio (nella località di Sninski ribnicy). Anche qui la sistemazione per Terek e Kirghisia è davvero di fortuna, nel campeggio c'è pochissima erba e non è possibile rintracciare cereali. Noi ci sistemiamo in un bungalow dall'aspetto e dal comfort estremamente dimessi.
Lunedì 7 agosto: un'altra giornata che fin dal mattino si preannuncia piovosissima, e la sistemazione dei cavalli nel campeggio è insostenibile. Per fortuna riusciamo ad avere l'indirizzo di un vero maneggio a Snina, dove arriviamo sotto un bell'acquazzone. Veniamo generosamente accolti e aiutati dal dr. Vlado Jusko, veterinario, e dal suo socio Michal Haburaj, così T+K vengono sistemati un un comodo box “matrimoniale” accanto alla cavalla Sidney, mentre noi possiamo finalmente dormire in una vera stanza con tanto di bagno in un albergo-foresteria. Riusciamo anche a fare il bucato (si può persino usare la lavatrice), ma i jeans non ne vogliono sapere di asciugarsi. Alla sera veniamo invitati a cena dal dr. Vlado e da sua moglie Martina e assaggiamo alcune specialità di formaggi fatti nella loro azienda agricola sperimentale.
Martedì 8 agosto: lasciamo l'ospitale maneggio di Snina con tempo grigio e nebbioso, e cominciamo a dirigerci verso ovest (visto che la direzione est in Slovacchia è esaurita e ci porterebbe ormai solo in Ucraina!) lungo strade forestali in mezzo alle colline. Il tempo è variabile e ci regale anche oggi qualche forte scroscio di pioggia. Passiamo per Jablony, per Krosma e alla sera ci accampiamo nel paese di Nizke Lankovice, e per l'esattezza al margine di un grande pascolo, a pochissima distanza dall'unico negozietto-baretto del paese, in modo che possiamo concederci il lusso di fare la spesa “sotto casa”. Anche Kirghisia e Terek sono fortunati: il capo della locale cooperativa agricola ci recapita “a domicilio” ben 10 kg di ottimo orzo!
Mercoledì 9 agosto: al mattino colazione al bar con caffè e “crossanti”, locale versione delle brioches. Oggi la nostra meta è il lago di Domasa che raggiungeremo come al solito attraversando su e giù per strade forestali fangose interminabili colline coperte di bosco, con qualche pascolo sul crinale. Un altro aspetto sgradevole del territorio è la grande abbondanza di mosche e tafani che fanno inferocire i cavalli. Ci accampiamo sulla riva del lago in un terreno da campeggio pubblico dove nessuno ha niente da ridire se oltre alla tenda piantiamo anche il recinto elettrico per i cavalli. Facciamo conoscenza anche con tutti i nostri vicini di accampamento che sono molto attirati dalla presenza dei nostri equini e ci offrono caffè e birra. La sera ceniamo in una “pizzeria” sul lago.
Giovedì 10 agosto: oggi il tempo sembra un po' migliorare. Il nostro itinerario prosegue verso Caklov e Zamutov. Quando il sole splende fa caldissimo: nella sosta di mezzogiorno mettiamo ad asciugare sul prato i nostri vestiti ancora bagnati ma con scarso successo. Alla sera ci fermiamo oltre Zamutov in un piccolo maneggio (qui chiamato ranc) dove siamo ospiti di Peter Bilik. Ci sono alcuni cavalli lipizzani e anche uno struzzo! Socializziamo con i figli del proprietario (Martina, Tomas, Patricia e Viktoria) che sono proprio simpatici.
Venerdì 11 agosto: il tempo è più clemente e facciamo tantissima strada, più di 45 km, sempre scavalcando le colline e procedendo in direzione Ovest. Adesso abbiamo le idee chiare, chiuderemo il giro tornando al nostro “campo base”, ci daremo una buona sistemata e poi ripartiremo per un ulteriore tragitto circolare. Secondo i nostri calcoli dovremmo arrivare a Hodkovce in un paio di giorni al massimo. Solo che la sfortuna ci mette lo zampino: infatti verso le sette di sera, nelle vicinanze di Pillerov mlin, facendo un guado Kirghisia mette la zampa in un intrico di rami sommersi e si “capotta” trascinando anche me in un bagno assolutamente fuori programma. L'incidente per fortuna non ha nessuna conseguenza se non l'inzuppamento di tutti i bagagli, ma è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Così, raggiunto il campo base il giorno seguente, decidiamo che forse le condizioni metereologiche di questo agosto 2006 non sono le più propizie per girare la Slovacchia con il nostro stile, e che forse è giunto il momento di tornare a casa! Detto fatto, dopo una giornata di visite turistiche (il castello medievale di Spisski Hrad e la città medievale di Levoca) imbarchiamo i nostri equini sul trailer e dopo la sosta d'obbligo (lunedì 14) dai nostri amici di Tragoss il giorno 15 siamo felicemente a Premariacco, dove le abbondanti piogge hanno fatto crescere nel cortile una vera e propria giungla, per la felicità di Terek e di Kirghisia, subito lasciati liberi di pascolare!