Dal Friuli alla Germania, dall' Adriatico al Mare del Nord: questo è stato l'itinerario del nostro viaggio a cavallo che, partendo da Premariacco, nostro luogo di residenza, ci ha portato in sette settimane attraverso l' Austria, la Baviera e poi tutta la Germania centrale e settentrionale fino a raggiungere la costa del Mare del Nord nella località di Dangast, centro balneare a nord di Brema, per una percorrenza totale di 1600 km circa.
L'idea di fondo che ha mosso il nostro progetto è stato il desiderio di riscoprire il vero significato del viaggiare e dell'importanza del percorso più che della meta in un' epoca in cui i mezzi di trasporto tendono ad annullare completamente lo spazio tra il punto di partenza e il punto di arrivo.
Solo da poche decine di anni il cavallo è diventato un mezzo lentissimo, mentre per millenni era stato il mezzo di trasporto più veloce a disposizione degli uomini ed il suo uso aveva condizionato lo sviluppo delle civiltà: noi abbiamo goduto della lentezza di questo viaggio "all'antica" che ha avuto come protagonisti soltanto due persone e due cavalli senza alcun mezzo meccanico d'appoggio.
Dario montava "Sibelius", un mezzosangue baio oscuro di 10 anni, e Antonietta "Sebiba",una cavalla mezzo sangue arabo ba1o di 7anni, che si è rivelata, ancor più del suo compagno a quattro zampe, veramente grintosa e infaticabile.
Entrambi i cavalli erano stati nostri compagni di viaggio anche negli anni precedenti.
Ne1 1995, finalmente, l' Austria sarebbe entrata a far parte della Comunità Europea e si sarebbe potuto realizzare un viaggio verso Nord attraverso la Germania congiungendo idealmente il Friuli, e cioè il Mare Adriatico, con il Mare del Nord.
Questo percorso ci pareva attraente, oltre che per la sua logicità, anche per il clima estivo della Germania che non avrebbe dovuto essere torrido (almeno nelle nostre aspettative).
Inoltre la Germania è notoriamente un paese di grande tradizione e cultura equestre e il popolo tedesco è da sempre appassionato di viaggi, quindi eravamo più che certi che dei viaggiatori a cavallo sarebbero stati ovunque ben accolti.
Dal punto di vista della documentazione, abbiamo raccolto materiale molti mesi prima scrivendo agli Uffici del Turismo delle varie zone che avevamo intenzione di attraversare nonché alle varie delegazioni regionali della Federazione di Turismo Equestre tedesca, facendo affidamento sulla proverbiale efficienza teutonica.
Il fortissimo decentramento amministrativo tedesco, su base non solo regionale ma anche provinciale e addirittura comunale, polverizza le informazioni e costringe a scrivere una marea di lettere (tutte uguali) a un sacco di indirizzi contigui.
Non ci siamo fatti mandare tutte le carte topografiche necessarie, il che alla fine si è rivelato un errore, perché quelle delle zone non turistiche non sono sempre facilmente reperibili sul posto.
Per quel che riguarda l'allenamento dei cavalli, nei due mesi precedenti la partenza, abbiamo fatto un' oretta di trotto tutte le sere (o quasi), riservando alla domenica un'uscita di tutta la giornata.
Ogni cavallo portava un carico complessivo di 30 Kg. tra sella, finimenti e bagaglio vero e proprio, che era così composto: una coppia di borse da sella contenenti il (poco) vestiario, la toilette, il kit di mascalcia con due ferri di ricambio, la borraccia e la scorta delle cibarie, un paio di scarpe, le carte topografiche; un rotolo impermeabile contenente la tenda ed un altro con i sacchi a pelo, da fissare dietro alla sella; un rotolo anteriore con la coperta di lana per i cavalli, l'impermeabile per i cavalli e l'impermeabile per noi; un secchio pieghevole di tela impermeabile (quello degli alpini) e le musette per la scorta di avena (sempre corredo da alpini).
Il secchio è senz'altro il pezzo più pregevole e più versatile di tutta l' attrezzatura e i tedeschi ce lo invidiavano molto.
Siamo partiti ovviamente con i ferri nuovi, ma il duro percorso di montagna attraverso l'Austria li ha usurati a tal punto che dopo soli quindici giorni di marcia abbiamo dovuto sostituirli (però avevamo già percorso 500 Km).
Il nostro primo maniscalco tedesco ha detto testualmente di non aver mai visto ferri così consumati e mosso a pietà della nostra sorte ha deciso di inserirci ugualmente nel suo già fitto elenco di ferrature per quel giorno.
La seconda ferratura l' abbiamo effettuata a Drentwede, a un mese esatto di distanza dalla prima (a 900 Km.): i terreni più morbidi della Germania centrale si sono rivelati più benevoli verso le nostre tasche, dal momento che con lo svantaggiosissimo cambio del marco una ferratura completa ci veniva a costare 170.000 lire! I maniscalchi tedeschi ferrano tutti a caldo e portano con sè sull' auto una piccola, efficientissima forgia a gas.
Circa tre mesi prima della partenza abbiamo cominciato ad abituare i nostri cavalli a mangiare avena e orzo separatamente, anziché la solita miscela di fiocchi.
Durante il viaggio hanno avuto una razione giornaliera di 6 Kg. di avena, suddivisa in tre pasti, con aggiunta di fieno a volontà alla sera e un paio di ore di pascolo durante la sosta di mezzogiorno.
In Germania abbiamo quasi sempre trovato avena e ottimo fieno, mentre in Austria spesso era disponibile soltanto orzo.
Non abbiamo avuto alcun problema durante il viaggio e al ritorno la bilancia segnava lo stesso peso che alla partenza: 460 Kg. ciascun cavallo.
Siamo partiti da Premariacco il 6 luglio 1995 e siamo arrivati a Dangast, sul Mare del Nord, il 24 agosto 1995 : in tutto 50 giorni di viaggio, intervallati da 9 giorni di sosta.
Il percorso autostradale è di 1.300 Km. esatti, ma noi a cavallo ne abbiamo percorsi circa 1.600, come risulta dai calcoli fatti sulle cartine topografiche.
Il 10 luglio siamo arrivati in Austria e l'abbiamo attraversata in sette giorni seguendo il vecchio percorso dei mercanti (Saeumer) che nel Medio Evo e fino a tutto il Settecento portavano a dorso di cavallo sale, pellicce e oro da Salisburgo a Venezia e ritornavano verso Nord con carichi di vino, di spezie e di seta.
Per quanto a noi possa sembrare incredibile, la via maestra passava proprio sull' alto passo del Grossglockner (Hochtor), a 2.504 metri di altezza, proprio dove oggi passano comitive di turisti sulla strada a pedaggio, e poi scendeva nella scoscesa Valle di Seidlwinkl, ancora oggi rimasta intatta e selvaggia nel parco degli Alti Tauri, fino all' antichissima "casa cantoniera" della Rauriser Tauernhaus, a 1.500 mt., dove il guardiano era tenuto ad ospitare gratis i mercanti in difficoltà.
Da qui siamo scesi, proprio come loro un tempo, nella Valle della Salzach per poi dirigerci verso Salisburgo attraverso Zell am See, Maishofen, Saalfelden e Lofer.
Il giorno 18 luglio siamo arrivati in Germania e precisamente in Baviera, e abbiamo cominciato una lenta traversata obliqua in direzione Nord Ovest cercando di restare il più possibile su un percorso in linea retta, che evitasse però il più possibile non solo le città ma anche i paesotti più grossi: insomma una "full immersion" nella campagna bavarese, che si è rivelata abbastanza movimentata con le sue colline ondulate, i campi di grano e di avena alternati alle coltivazioni di luppolo e di girasole, le grandi fattorie isolate.
Unico inconveniente: mosche e tafani a bizzeffe ( almeno fino all' altezza di Wuerzburg, poi più nulla).
Passati l'Inn, l'Isar e il Danubio, abbiamo poi risalito la bellissima Valle dell Altmuehl a sud di Norimberga e sempre puntando a NordOvest, attraverso lo Steigerwald, abbiamo raggiunto il fiume Main all' altezza di Wuerzburg il giorno 31 luglio.
Solo il 5 agosto siamo finalmente usciti dalla Baviera e dopo aver percorso un pezzettino di Turingia siamo entrati nell' Hessen (l' Assia) definito, non a caso, il cuore verde della Germania. Qui il paesaggio era sempre molto collinoso e molto intensamente coltivato. Abbiamo seguito il corso (un po' tortuoso) del grande fiume Weser verso Nord, attraversando incantevoli paesini dall' architettura tipica, così belli da sembrare usciti da un libro di fiabe.Il 12 agosto entriamo in Niedersachsen (Bassa Sassonia): le colline si fanno man mano più basse fino a cedere il posto alla pianura sabbiosa disseminata ovunque di fattorie, di boschetti di querce e di betulle ma, soprattutto di cavalli! Eh sì, perché dallo Hessen in poi sono i cavalli i grandi protagonisti del paesaggio rurale (oltre alle mucche): cavalli bellissimi ovunque, delle grandi razze Hannover, Hessen, Oldenburg, allevati praticamente da ogni contadino degno di questo nome. E ancora: gli onnipresenti avelignesi, gli islandesi, i norvegesi dalla criniera punk, i giganteschi frisoni, gli arabi, persino i peruviani "paso fino"! Che cosa può desiderare di più dalla vita un viaggiatore a cavallo? Solo una cosa: che non faccia tanto caldo (la pioggia non è strettamente indispensabile, ma una temperatura più ragionevole e più tedesca sì). Dal 27 luglio nemmeno una sparuta nuvoletta ha oscurato il cielo della Germania e quando il 24 agosto, finalmente, giungiamo alla meta, i contadini sono disperati e i comuni mortali esasperati per la siccità eccezionale che ha reso gialla l' erba e rovinato i raccolti. Ma ecco che il 25 agosto inizia la pioggia. Alla fine l' itinerario tracciato su una carta geografica si rivela abbastanza logico e diretto: lo abbiamo studiato da soli, con il solo aiuto delle carte topografiche.
Bad Sooden Allendorf - Case tipiche
A parte le prime tre tappe in Friuli (Gemona, Arta Terme, Malga Pramosio) nessuna delle altre era stata preventivamente stabilita: basandoci sull'esperienza del nostro precedente viaggio in Alto Adige, ogni giorno, durante la marcia, raccoglievamo informazioni "in loco" sulle possibilità di sistemare i cavalli in un maneggio o presso privati. E' chiaro che è un sistema praticabile soltanto se si viaggia in due o al massimo in tre, comunque nel nostro caso ha funzionato egregiamente, anzi in molti casi al di là delle più rosee previsioni. Nella Germania del Nord, con l'aumentare del numero dei cavalli, sono aumentate di gran lunga anche le possibilità di ricevere ospitalità praticamente ovunque, soprattutto presso privati. Negli ultimi giorni di viaggio facevamo così tanto affidamento su questo fatto che marciavamo fino alle sette di sera, per poi chiedere ospitalità nel primo paese che capitava, ed ha sempre funzionato.
Se dal punto di vista paesaggistico è stata senz'altro l' Austria, e in particolare la traversata del Grossglockner, ad offrirci i momenti più belli, sono stati però i rapporti umani a sorprenderci ed emozionarci di più, tanto che sono gli episodi che raccontiamo più volentieri e che ci ritornano più spesso alla mente.
Innanzitutto c'è da dire che per 1.000 Km. abbiamo visto un volto assolutamente inconsueto della Germania, cioè una realtà contadina molto legata alle attività tradizionali, serena, per nulla frenetica, desiderosa di comunicare e di aprirsi.
Per strada tutti salutavano per primi e sorridevano: già questo era sufficiente a metterti di buon umore.
Quando si viaggia a cavallo si dipende molto di più dalla gente e dall' ambiente circostante che invece che usando un qualunque altro mezzo meccanico, sia pure la bicicletta, ed è bello sentirsi accettati e guardati con simpatia e benevolenza.
Molti al saluto aggiungevano qualche battuta scherzosa e regolarmente quando ci fermavamo in un paese per fare qualche acquisto qualcuno veniva a chiederci se avevamo bisogno di acqua per i cavalli e spesso anche in modo simpatico e spontaneo se ci mancava qualcosa.
Quando a un signore ho detto che sì, effettivamente avevamo appena perso un temperino completo di forchetta e cucchiaio, questo è ritornato dopo cinque minuti con un vero assortimento di posate tra cui scegliere "quello che ci va meglio"; inoltre la moglie gli aveva dato un bel po' di squisite cibarie che abbiamo in parte consumato su due piedi e in parte stipato nei pochi interstizi liberi del bagaglio.
La gentilezza e l' ospitalità delle persone sembravano quasi aumentare di giorno in giorno, quasi proporzionalmente al numero di cavalli.
Siamo stati ospitati moltissime volte da famiglie che ci hanno accudito e rimpinzato e accettato nelle loro case spontaneamente, senza ombra di diffidenza, senza sapere quasi nulla di noi, se non che eravamo italiani e stavamo facendo un viaggio a cavallo.
Molte persone ci hanno offerto il loro aiuto addirittura prima che noi lo chiedessimo.
Mi sembra emblematico l' episodio di Drentwede, quando verso le sei di sera abbiamo perso un pezzo di un consumatissimo ferro posteriore.
Il tempo di fermarsi e di togliere l' altro moncherino e già un anziano signore che lavorava in un orto a un centinaio di metri da lì arriva in bicicletta e ci chiede se può darci una mano.
In men che non si dica il soccorso è organizzato con la mobilitazione di mezzo paese: noi ci accampiamo nel giardino della sua vicina, la signora Hildegard, che ha il fieno per i cavalli, mentre tramite una fitta rete di telefonate viene rintracciato un maniscalco.
Alle dieci del mattino seguente, insieme al maniscalco, arriva anche un giornalista del quotidiano locale e tutti insieme i partecipanti al "salvataggio" chiacchierano rilassati sotto l' ombrellone della signora Hildegard, mentre sorseggiano il caffè e spalmano di burro i panini.
Una scena d'altri tempi; di tempi senza fretta, mentre poco lontano da lì, sul rettilineo della Bundesstrasse 81 sfrecciano le macchine a 150 all'ora.
Nessuno dei loro occupanti saprà mai quali persone gentili abitano a Drentwede.
Credo che abbiamo tutti molto da imparare da loro.