Edizioni Ribis, Udine 2005, Euro 14,50
"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi" (Marcel Proust)
Dagli abbeveratoi in pietra di Tribil all'altare di legno dorato di Cravero. Dai boschi di farnie e carpini della Bassa ai labirinti carsici tra aceri, carpini e ginestre. Dai silenzi delle due Moggesse al calore di un'osmizza di Prebenico. Trentaquattro itinerari che sono anche trentaquattro piccoli racconti per la riscoperta di paesaggi, atmosfere, tracce ancora vive del nostro passato. Messi da parte per una volta i viaggi in terre lontane, ci cimentiamo a raccontare la nostra regione, avendo come motto la frase di Proust: "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi".
Questo libro è una guida raccontata, ed è dedicato proprio a chi non ama leggere le guide, nella speranza che un racconto sia meno arido di una descrizione tecnica e quindi invogli a uscire di casa e ad andare, mettersi in movimento con andamento lento. La narrazione intende accompagnare il lettore lungo i percorsi e renderlo partecipe delle sensazioni provate, degli incontri con le persone, dei racconti ascoltati, dei ricordi e delle riflessioni nate sul posto.
Gli itinerari presentati vogliono essere soprattutto suggerimenti, spunti, suggestioni, intendono invitare alla scoperta ma anche all'iniziativa personale, alla modifica, all'ampliamento. Questo non significa tuttavia che manchino dati precisi: ogni itinerario si presenta con una foto a colori a piena pagina; oltre al testo c'è una cartina schematica e una scheda che riporta i dati essenziali come il punto di partenza, la difficoltà e il tipo di escursione, la sua lunghezza in chilometri e la carta topografica da utilizzare. Il diario di viaggio, con la data in cui il percorso è stato effettuato, si apre spesso con una citazione in italiano o in friulano e si chiude con la segnalazione dei punti di appoggio, quali agriturismi e bar, e con una bibliografia essenziale o un sito internet da visitare.
Le zone privilegiate sono quelle zone collinari e pedemontane del Friuli, con qualche puntata sul Carso e nella Bassa pianura: sono le zone più trascurate, quelle per le quali è più difficile trovare carte e guide, problema che invece non si pone di solito per le zone di montagna.
La parte del leone la fanno le valli del Natisone con ben 7 itinerari ma sono ben rappresentate anche le valli del Torre con 5 itinerari; si spazia poi dalla Bassa Friulana ai Colli Orientali, dal Carso alla Pedemontana Pordenonese.
Abbiamo cercato di proporre numerosi itinerari tematici, spesso del tutto inediti, come quello dedicato ai lavadors di Buja oppure agli antichi abbeveratoi di Tribil; tre itinerari sono dedicati ai castelli (Faedis, Albana e Purgessimo), uno ai mulini di Remanzacco e un altro alla misteriosa grotta del dio Mithra sul Carso, e un filo rosso ci guida alla scoperta delle moltissime e dimenticate chiesette votive sparse nella campagna friulana.
Alla ricerca dei grandi alberi secolari, veri monumenti naturali, sono dedicati l'itinerario 19 “Le due farnie”, che si svolge tra Fontanabona e Moruzzo, il n.12 “Sui prati di Bertrando”, il n. 22 “Il castagno di Pegliano” e il n.18 “L'abbazia e la rocca”, dove si parla dei cinquecentenari cipressi della Rocca Bernarda in comune di Premariacco. Ampio spazio hanno anche i paesi semi-abbandonati come “Le due Moggesse” in quel di Moggio oppure Obenetto nelle valli del Natisone, dove siamo andati alla ricerca delle opere di Jacun Pitôr. Spesso sono degli incontri inaspettati a rivelare gli angoli da scoprire, come in “Omar Khayyam in Friuli”: su una collina che sovrasta Savorgnano al Torre, dentro un boschetto, è nascosta una stele che riporta una quartina del famoso poeta e filosofo persiano del XII secolo.
Ci riteniamo fortunati a vivere in una regione come il Friuli che oltre alla ben nota varietà di paesaggi offre ancora, e speriamo per molto, una discreta rete di strade bianche e strade d'erba su cui avventurarsi alla scoperta del territorio. Girovagando riscopriamo l'importanza e l'utilità dei campanili, uno diverso dall'altro a indicare i vari paesi; riscopriamo l'importanza delle fontane, per rinfrescarsi e per abbeverare i cavalli, il piacere di trovare un bar aperto in un piccolo paesino, un bell'albero ombroso sotto cui fare una sosta... Proviamo spesso anche il piacere di perderci nella campagna, di muoverci a caso, di lasciarci sorprendere dalla curva imprevista di una stradina, ci lasciamo tentare dalla curiosità di vedere dove andrà a finire un sentiero promettente. E ' questo il fascino dell'esplorazione del territorio, il piacere della scoperta di piccoli luoghi segreti, angoli di realtà sospesi tra passato e presente.
Per chi volesse saperne di più, riportiamo ntegralmente le pagine iniziali di Andamento lento
Questo libro raccoglie un'ampia scelta degli itinerari che sono comparsi a cadenza regolare dal maggio 2002 al giugno 2003 sul settimanale Il Nuovo FVG. Si tratta degli itinerari dedicati alle zone collinari e pedemontane del Friuli, con qualche puntata sul Carso e nella Bassa pianura: sono le zone più trascurate, quelle per le quali è più difficile trovare carte e guide, problema che invece non si pone di solito per le zone di montagna.
Tuttavia questa non è una guida tradizionale di itinerari, anzi è dedicata proprio a chi non ama leggere le guide, nella speranza che un racconto sia meno arido di una descrizione tecnica e quindi invogli a uscire di casa e ad andare, mettersi in movimento con andamento lento.
Gli itinerari che presentiamo vogliono essere solo suggerimenti, spunti, suggestioni, intendono invitare alla scoperta ma anche all'iniziativa personale, alla modifica, all'ampliamento.
Non sono fatti per essere ripetuti pedissequamente e il lettore non ci troverà indicazioni troppo specifiche come tempi di percorrenza o dislivelli.
Solo per i pochi itinerari di montagna più tradizionali sono stati espressi in ore i tempi di percorrenza, per gli altri questo dato è stato volutamente omesso mentre è stata indicata la lunghezza approssimativa in chilometri.
Questo è stato fatto perché la maggioranza degli itinerari è percorribile con vari mezzi, e cioè a cavallo, in bici o a piedi. A seconda del mezzo scelto e dell'allenamento personale i tempi di percorrenza variano drasticamente, come è ovvio.
Abbiamo preferito quindi riportare la lunghezza del percorso realmente fatto da noi, in modo che ciascuno possa poi calcolare un tempo medio di percorrenza, fermo restando che a piedi si percorrono circa da 4 a 6 km all'ora in pianura, a cavallo da 6 a 12 a un'andatura media se i terreni sono morbidi, da 15 a 20 in bicicletta.
Il dislivello e le condizioni della strada sono tuttavia varianti importanti, se non ci troviamo in pianura. Naturalmente i territori pianeggianti si prestano di più all'uso della bici o del cavallo, mentre alcuni percorsi prettamente di montagna sono sconsigliabili a questi due mezzi.
La novità principale di questo libro consiste nel proporre un gran numero di itinerari percorribili a cavallo, che sono stati tutti realmente percorsi in sella da noi nelle date indicate. La nostra regione si presta ottimamente, soprattutto nelle zone collinari e nelle valli del Natisone, alla pratica dell'escursionismo a cavallo, per la quale però non esiste nessuna guida, né cartografia specifica né punto di riferimento.
Pensiamo dunque di aver giustamente privilegiato un po' i cavalli non solo perché sono la nostra grande passione ma anche per dare uno strumento ai cavalieri un po' titubanti ad avventurarsi in campagna.
Va da sé che ciclisti e escursionisti a piedi non devono sentirsi esclusi da questa scelta: chi deve badare solo ai suoi piedi o ai copertoni della sua bici ha infinitamente meno problemi, spostandosi sul territorio, di chi è responsabile dell'incolumità di un amico a quattro zampe e deve cercare un itinerario per muoversi in sicurezza e senza "barriere architettoniche". Tutto quello che è fattibile a cavallo si può ripetere ovviamente anche a piedi e/o in bici, anche se è necessario tener d'occhio i dislivelli.
Ci riteniamo fortunati di vivere in una regione come il Friuli che oltre alla ben nota varietà di paesaggi offre ancora, e speriamo per molto, una discreta rete di strade bianche e strade d'erba su cui avventurarsi alla scoperta del territorio.
Girovagando come facciamo noi si riscopre l'importanza e l'utilità dei campanili, uno diverso dall'altro a indicarci i vari paesi; si riscopre l'importanza delle fontane, per rinfrescarsi e per abbeverare i cavalli, il piacere di trovare un bar aperto in un piccolo paesino, un bell'albero ombroso sotto cui fare una sosta...
Si può anche provare il piacere di perdersi nella campagna, di muoversi a caso, di lasciarsi sorprendere dalla curva imprevista di una stradina, ci si può lasciar tentare dalla curiosità di vedere dove andrà a finire un sentiero promettente.
E ' questo il fascino dell'esplorazione del territorio, il piacere della scoperta di piccoli luoghi segreti, angoli di realtà sospesi tra passato e presente.
A questo punto non possiamo esimerci dal fare l'elogio delle carte topografiche, inseparabili compagne del viandante. Le carte ci permettono un viaggio virtuale in una realtà rappresentata graficamente che spesso diventa anche un viaggio nel tempo.
Il Friuli ha la fortuna di essere coperto, per l'interezza del suo territorio montano e una buona parte di quello collinare, dalle migliori carte topografiche d'Italia: le carte della casa editrice Tabacco di udine, meravigliose carte in scala 1:25.000, il cui unico difetto è forse quello di essere grandi come lenzuola...
Con una di queste carte topografiche il piacere di vagabondare in libertà sul territorio è davvero impagabile, e vorremmo suggerire a tutti i lettori di provare quest'ebbrezza almeno una volta.
Purtroppo Tabacco non è un filantropo ma un'azienda commerciale, e così i vagabondi delle zone di pianura dovranno accontentarsi ancora lunga pezza, temiamo, delle vecchie e stravecchie carte topografiche militari IGM in scala 1:50.000.
Peccato davvero, ma comunque non tutto il male viene per nuocere: una carta topografica troppo vecchia ha aspetti negativi ma risvolti interessanti e potrebbe fornire lo spunto per la creazione di una nuova disciplina che potremmo chiamare "paleo-cartografia".
Se la carta rappresenta la realtà di 50 anni fa, può essere interessante vedere che cosa è cambiato e come: i paesi di ingrandiscono, spuntano le zone industriali nella campagna, i fiumi cambiano corso, scompaiono le loro anse, le rive diventano scivoli di cemento...
In altri paesi europei, dove l'andamento lento è più diffuso, le strade bianche e i sentieri sono oggetto di cura assidua e il patrimonio artistico cosiddetto minore viene valorizzato e reso facilmente fruibile ai turisti di passaggio, con il risultato di un ottimo ritorno economico anche nelle realtà più marginali.
Ne è un classico esempio in Austria la famosissima pista ciclabile del Danubio (Donauradweg), che attraversa un territorio privo di attrattive artistiche eclatanti (se si eccettua l'abbazia di Melk).
Eppure gli antichi argini del grande fiume, utilizzati un tempo per rimorchiare le chiatte controcorrente grazie alla forza di cavalli e buoi, si sono trasformati in una delle più allegre piste ciclabili del mondo, dove ogni anno sciamano migliaia di ciclisti di ogni età grazie al semplice fatto di essere interdette all'uso della diabolica scatoletta a quattro ruote.
E nonostante questo afflusso sono rimasti rigorosamente in terra battuta. La Germania poi vanta migliaia e migliaia di km di piste ciclabili che altro non sono che una fitte rete di strade bianche a uso agricolo, trasformate in una macchina acchiappa-turisti con una trovata semplicissima ma geniale. E' bastato infatti collegarle una all'altra con una serie di cartellini per far diventare la strada che dalla fattoria X va alla fattoria Y un segmento della grande pedalata "Dalle Alpi al mare del Nord".
In Italia invece si scambia l'asfalto con il progresso tout court e così non ci sarà da meravigliarsi se strade che due anni fa erano bianche adesso sono asfaltate e con la loro bella riga di mezzeria, anche sulle piste ciclabili.
Tipico esempio di tesori nascosti nella campagna e tutti da scoprire sono le numerose chiesette votive, che però non sono quasi mai visitabili all'interno.
Anche i cartelli esplicativi che la Provincia di udine ha messo in questi ultimi anni acanto a questi monumenti cosiddetti minori, sono un'iniziativa encomiabile sì, ma lasciano delusi per l'impossibilità di reperire un responsabile che possa aprire la chiesa: che cosa sarebbe costato aggiungere un nome di riferimento, un numero di telefono del custode?
Come ultima avvertenza diremo che gli itinerari raccontati erano legati all'attualità del momento in cui sono stati scritti e pubblicati.
Avremmo potuto modificarli e attualizzarli ma non li abbiamo voluti toccare nella speranza che, se avranno una vita non effimera, un domani sia interessante leggere che nel 2002 una studentessa di Cravero stava per laurearsi in Scienza delle comunicazioni, o che Legambiente aveva intrapreso una battaglia per la tutela dei prati stabili o per mantenere la naturalità di un fiume.
Speriamo di aver fatto cosa utile e gradita indicando agriturismi e altri punti d'appoggio presenti sull'itinerario, tuttavia raccomandiamo di non fare affidamento assoluto sui punti di appoggio indicati. Gli orari di apertura degli agriturismi variano grandemente a seconda delle stagioni e dei giorni della settimana e quindi è consigliabile sempre telefonare per avere informazioni aggiornate.